lunedì, gennaio 14, 2013

 

Eritrean airlines gateway to Africa

Questo è il motto altisonante della compagnia ereea di bandiera; che vola ultimamente con aerei ed equipaggio della Bh air compagnia bosniaca. Come invito all'Africa mi pare scarsino.
Diversa l'impressione che provoca questo paese stupendo, l'Eritrea, sul visitatore.
Eritrea gateway to Italy, mi viene da dire. Un'Italia dei primi decenni del novecento. Architetture che hanno bisogno urgente di interventi, ma che conservano intero il loro fascino. Non esiste nulla di simile in giro per il mondo! Di seguito alcune foto prese ad Asmara.



























 

Il lato romantico di Massawa


Massawa! città ben poco africana, ma come ogni porto di mare città oltremodo affascinante. A modo suo Massawa, città morta sotto i bombardamenti, le spoliazioni e le vessazioni di governi ottusi è ancora affascinante. Un fascino che bisogna voler cogliere. Un mio amico a cui ho sottoposto le foto che seguono definendo "romantico un ristorantino a cui si riferiscono le foto del "tipico" forno yemenita mi ha risposto, senza cogliere il lato provocatorio, dov'ė il romanticismo. Questa la mia risposta scritta di getto, raffazzonata e piena di luoghi comuni, ma ci sono già affezionato e voglio conservarla.
Eccola in pasto al grande pubblico

"Possibile che un fine esteta come te non sia riuscito a percepire il romanticismo emanato da un rudere di palazzo che prima di essere bombardato da quei bontemponi degli etiopi valeva al metro quadro più del centro di Venezia e che ora è occupato abusivamente, mi piace immaginare, da una manipolo di audaci imprenditori che sera dopo sera esitano il loro pesce cotto nel mitico forno yemenita e poco più (nemmeno una birretta, sic!) a stuoli di audaci avventori che sfidano la polvere e la fanga retaggio di piogge deflagranti per arrivare al tugurio passando nei vicoli distrutti e ancora pieni di macerie di questa città che ha visto nascere e tramontare imperi e dinastie...salvo arrivarci in pulman come ha fatto il gruppo modello "Alpitour" in ridicolissima tenuta da safari in Kenia che non voleva sporcarsi i piedi...una città che ha vissuto del commercio di schiavi, avorio e bestie selvatiche, che era animata da mercanti armeni, greci ed ebrei e genti di ogni razza, che ha salutato re ed imperatori dalla banchina di un porto con alle spalle la responsabilità del continente più bello e martoriato del mondo intero e davanti a se l'orizzonte di un mare profondo millenni, un mare che non appartiene a nessuno, dove semmai regna la "cernia tropicale" e prolifera il corallo. Seduto su una sedia di plastica pericolante ad aspettare un pesce arrosto, consapevole di consumare un rito dedicato al dio turismo hai davanti a te portici, facciate finestre e portali, architetture le più diverse che si sfidavano in bellezza, che si sovrapponevano e compenetravano, hai davanti a te quello che resta di una città che ha subito e a volte goduto del dominio di portoghesi attomani egiziani ed italiani che ha vissuto anche di puro esotismo che ha respirato la sensualità che dilagava dalle alcove segrete e fuggitive che impregnavano dei loro umori i meandri più oscuri e i viali più ridondanti di Massawa la laida, di Massawa la grande, la Venezia del Mar rosso...si accendono in questo preciso istante prasaiche lampadine ad incandescenza schermate di rosso ad illuminare locali vuoti in questo principio di fine anno 2013 sospeso nell'indefinito di Massawa la sopravvissuta ...e ... e ...e ... seduti con i piedi nel fango rappreso ad aspettare il tuo pesce bruciacchiato vedi passare professioniste del mestiere più vecchio del mondo appassite da anni di attività e di torpore recente, vedi sfilare giovani promesse in completini arroganti con tanto di tacco a spillo così appetibili da dimenticare pesce promesse di fedeltà timori di infezioni incoffessabili e vedi passare cani famelici che aspettano una lisca di pesce vedi passare qualche bimbo straccione concepito in virtù di chissà quale amore fuggitivo di marinai del golfo di Aden, di pirati di Socotra, di contrabbandieri del Sinai ed infine ti viene servito in un piatto ( ed accontentati) il tuo agognato pesce, prelibato frutto del mare piú ricco del mondo dove il colore dell'aria surriscaldata è premonitrice di onirici passaggi tra le secche e le maree di naufragi di legni arabi e di follie di conquista di arroganti ed ambiziosi e di beceri viaggiatori come me! che ritrovano se stessi in uno dei pochi angoli "intatti" dell'intero pianeta e ti senti parte di una storia che ė ormai finita,finita, finita sotto le bombe, le guerre intestine, la caparbietà dissennata di dittatorucoli da operetta, finita sotto le beghe territoriali di un colonialismo ottuso che ha devastato un continente, una storia che è finita quanto ê partito da Massawa l'ultimo mercante e sai con certezza che Massawa è morta ė morta per sempre, sempre sempre! ma la gente che vive tra le sue macerie? che vive tra le "loro" macerie? che ruba l'ombra sotto portici pericolanti ma dignitosi, che ruba la poca acqua dalle condutture divelte, che dorme su pagliericci di fortuna allestiti in quelli che erano palazzi d'oro, reggie, residenze principesche sul bordo di un mare immemore, di un mare intriso dello sperma salvifico di organismi superbi
E mi chiedi cosa c'ė di romantico?"
Enrico















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