giovedì, novembre 19, 2009

 

Namibia Day

Ieri 18/11/2009 si è tenuto a Roma il "Namibia Day" Ovvero una presentazione di questo spettacolare paese organizzata dal consolato della Namibia. Ha presenziato il Dott. Petter Johannesen, Console Onorario di Namibia per l’Italia.
Un programma ricco di interventi ha illustrato le attrattive del Paese, le opportunità di investimento e le politiche namibiane per il turismo rivolte al pubblico italiano.
La mia personale impressione è che La Namibia sia un paese unico, dalle possibilità illimitate e ancora quasi "vergine", con la possibilità di un futuro vero davanti. La namibia ha ottenuto l'indipendenza nel 1990. Noi lo abbiamo visitato nel 1998, e ieri mi è sembrato di capire che in questi anni il paese non è stato stravolto dal cosiddetto sviluppo, non ha fatto la fine di tanti altri paesi africani, ma ha costruito delle basi solide e durature.
Questa la locandina ufficiale dell'evento:



sabato, novembre 07, 2009

 

Una grande gioia, ma anche un'occasione mancata


Giovedì 22 Ottobre all'università San Tommaso d'Aquino, l'Angelicum, a Roma, il nostro carissimo Padre J. M. Vianney MUNYARUYENZI NDIZEYE ha discusso la propria tesi di dottorato in Teologia dal titolo "La preparazione al matrimonio e alla famiglia nella prospettiva della nuova evangelizzazione", sviluppando la sua ricerca sul fidanzamento, il matrimonio e la famiglia a partire dalla consapevolezza che "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia", ma anche che si tratta di un dono di Dio che i credenti e tutti gli esseri umani di buona volontà sono chiamati a proteggere, a difendere e a promuovere.
Le nostre felicitazioni più gioiose al nostro fratello Congolese che a costo di grandi sacrifici e impegno è riuscito a raggiungere questo traguardo riuscendo a conciliare lo studio e gli impegni sacerdotali in una grande parrocchia. Gli sono stati vicino in questo momento importante tutti i suoi confratelli Congolesi, indonesiani e indiani. Si può infatti notarlo dalla foto! Sconcerta e rattrista dover ammettere che nessuno italiano nell'ambito della famiglia caracciolina abbia sentito il desiderio, il bisogno interiore di condividere questa gioia e testimoniare così che puo' esistere veramente una fratellanza tra popoli e culture diverse. Che ci sia anche una valenza "politica" più o meno consapevole dietro questa assenza? Riaffiora il sospetto che, pur senza malizia si insista con il considerare gli africani come eterni bambini che non meritano e non recepiscono un'istruzione superiore. Sarebbe bastato così poco non alimentare queste stancanti e ormai sterili considerazioni "socio-politico-antropologico-culturalnazionali!
Perché è così faticoso volersi bene?







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