sabato, agosto 26, 2006

 

fondazione james non morirà"

Un mio carissimo amico mi ha segnalato questa fondazione. Sto leggendo con attenzione il sito e invito tutti a farlo. Mi è piaciuto particolarmente lo spirito, le finalità e l'impostazione della fondazione. Riporto un passaggio relativo al loro modo di intendere il volontariato. Un bel decalogo che sembrerebbe ovvio, ma ovvio non è.
"E’ inoltre necessario che si consideri, del tutto realisticamente, quali sono le motivazioni che spingono a voler fare un’esperienza del genere.In proposito occorre considerare che ci si troverà dinanzi ad una cultura del tutto diversa dalla nostra, a modi di vita, comportamenti e ad un approccio alla vita, alla miseria, ai rapporti umani che non rispondono ai nostri schemi.
Tutto ciò richiede
• capacità di comprensione e disponibilità ad una “integrazione” nella cultura locale;
• stabilità emotiva;
• astensione da ogni commento od atteggiamento, sopratutto in situazioni di gravità o non comprensibili;
• atteggiamento di prudenza in ogni situazione;
• rispetto delle persone e della cultura locali;
• rispetto della professionalità dei medici locali;
• non pretendere di operare con i nostri tempi, la nostra mentalità, la nostra “efficienza”, ma adattarsi alla situazione reale cercando di comprenderla;
• rispetto delle regole di comportamento che saranno indicate;
• capacità e disponibilità ad ogni tipo di collaborazione;E’ necessario inoltre rispettare, tassativamente le seguenti regole:
• evitare, in ogni caso ed in ogni situazione, valutazioni, apprezzamenti od atteggiamenti personali;
• astenersi, in ogni caso e con chiunque, da qualsiasi “commento” politico, religioso, culturale.
Se, dopo avere letto tutti i punti sopra indicati, pensate di essere interessati ad aiutarci, scriveteci o telefonateci, inviando un vostro curriculum professionale ed un breve scritto sui motivi che vi spingono a condividere con noi un’esperienza arricchente dal punto di vista umano, sociale, culturale e professionale.Prima di ogni decisione in ordine ad un eventuale soggiorno in Etiopia, è comunque previsto un colloquio personale conoscitivo e di approfondimento con i responsabili della Fondazione."

giovedì, agosto 24, 2006

 

Padre Luigi ci ha lasciati

Il giorno 8 Agosto Padre Luigi ha lasciato questo mondo.
Anche se non lo vedevo da diverso tempo e la triste notizia era nell'aria, è stato straumatico sapere che persona più "bella" che ho conosciuto in vita mia non è più su questa terra.
Qualcuno lo aveva difinito l'ultimo missionario, io voglio ricordarlo come una persona vera, un essere umano tra gli altri che ha speso la sua vita per il prossimo e per il dio in cui credeva. 40 anni in Africa avevano lasciato il segno sul suo corpo, ma penso ai segni che lui ha lasciato nelle persone che come me hanno avuto la fortuna e la gioia di conoscerlo. Il mio rammarico è averlo conosciuto troppo tardi e non aver potuto condividere con lui altri momenti se non il mese passato insieme anni fa in Costa d'Avorio, ma da allora mi sembra di averlo avuto comunque sempre vicino e non ho dubbi che gli insegnamenti e le lezioni di vita che lui mi ha donato con la sua umanità, con la sua semplicità e pazienza, mi accompagneranno sempre.
Ciao padre mio, ti ho voluto bene e continuerò a volertene sempre

mercoledì, agosto 23, 2006

 

incomprensioni

Oggi ho ricevuto una lettera dal Congo, mi verrebbe di dire "l'ennesima" in quanto come tante è solo una esplicita richiesta di soldi incastonata a dovere in mezzo ai saluti e alle benedizioni di nostro signore. Mi ha scritto Philippe, un ragazzo conusciuto sul posto diversi anni fa e che rivedo sempre quando torno in Congo.
Quando sei sul posto, conosci qualcuno, cerchi di diventarci amico, o almeno provi ad instaurare un rapporto sereno, che duri un po’ di più…ma, spesso,non c'è nulla da fare e lo capisci quasi subito e ne hai riprove continue. Il divario è enorme, sei sempre visto come l’occidentale che ha i soldi. Inutile e spesso ridicolo cercare di spiegare che per pagarti il viaggio hai patito un anno di rinunce e privazioni, lo stai dicendo magari ad una persona che si inventa la vita giorno per giorno. Nonostante tutto non ci si rassegna all’idea che anche quando si è guardati negli occhi, lo sguardo del nostro prossimo corre al nostro portafogli. In qualche modo è inevitabile che sia così se ci facciamo vedere in continuazione a tirare fuori dollari su dollari per comperare la statuina, il vaso in terracotta, la maschera tradizionale o per l’acqua in bottiglia che costa più dell’oro. Qualcuno sarà pur autorizzato a pensare che potremmo regalare con la stessa disinvoltura una decina di dollari anche a lui...
Possiamo lasciare il nostro indirizzo come non farlo, ma a quanto pare si è sempre raggiunti da qualche richiesta "brutale". Io personalmente ho provato in tutti i modi ad evitare che potenziali amicizie si riducessero in squallide richieste di denaro, ma mi devo rassegnare all'idea che non basta dire:"cerchiamo di essere amici e basta". E’ tutto relativo, anche il concetto di amicizia, ed evidentemente chi è costretto a studiarle tutte pur di sopravvivere ha un concetto diverso di amicizia, quanto meno ha delle aspettative diverse e a dirla tutta ha anche un concetto diverso dei soldi.
Insomma, l’equivoco di fondo c’è e rimane, cosa fare? Come comportarsi? Come evitare di generalizzare? Ci vuole poco a dire: “gli africani sono tutti opportunisti”. Anche per loro in fin dei conti è facile pensare che i bianchi sono tutti ricchi. Io mi rifiuto di sottostare a questo gioco delle parti, ma riconosco che in fin dei conti parto spesso con il piede sbagliato: predico bene e razzolo male! Insisto però nel voler cercare di stabilire un rapporto con il prossimo senza cadere nelle prevenzioni. Se la prossima volta dovrò rinunciare al telefonino per evitare che altri pensino che posso permettermi di sciupare in telefonate l’equivalente di settimane del loro duro lavoro…ebbene lo farò. Che altro fare? Rinunciare all’acqua minerale? Se posso no davvero, la giardia l’ho presa una volta e mi basta. Mi piacerebbe che anche questo venisse compreso, ma capisco serenamente di non poterlo pretendere, almeno per ora.

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