mercoledì, maggio 31, 2006

 

riflessioni sul volontariato

Credo sia arrivato il momento di cominciare a riflettere seriamente sull’opportunità di andare in Africa a fare esperienza sulla pelle della gente barricandosi dietro la parola “volontariato”. Non è eticamente corretto riportarsi a casa “il respiro dell’Africa” i “sorrisi dei bambini” le foto dei derelitti e mettersi poi a posto la coscienza con qualche adozione a distanza. Sono stufo di sentir dire che gli Africani sembrano bambini! Sono stufo di sentir dire:”avevo bisogno di quest’esperienza”. Fare volontariato credo significhi mettersi al servizio del prossimo e che bisogna esserne capaci. Se andiamo solo a dare ordini, a fare fotografie e crogiolarsi nell’esotismo lo possiamo chiamare volontariato? Usiamo un altro termine, per piacere, e il problema è risolto. Sono tornato in Costa d’Avorio dopo sei anni, per la terza volta. Il mio rapporto professionale con l’Africa è confinato nell’ambito dell’edilizia: idraulica, elettricità, falegnameria e tutto quanto contribuisce a tirare su una struttura. Questo è il mio lavoro e non metto il naso nelle scienze infermieristiche, nell’istruzione o in generale in cose che non sono di mia competenza. Nel frattempo “ABBIAMO” edificato parecchio: muri, bagni, missioni e case, ma tutto, dico tutto, sembra solo una “esercitazione” di alunni svogliati. Costruzioni appena terminate sembrano vecchie di trenta anni e hanno già bisogno di interventi drastici di risanamento. Basta entrare in un ambiente, i bagni sono emblematici, per comprendere che si tratta di miseri tentativi di portare a termine, senza convinzione né preparazione, qualcosa di cui non si capisce l’essenza. Ho come il sospetto che se certi bagni devono essere d’esempio è veramente difficile veicolare il concetto di igiene. Mi si dice sempre che il problema è economico e che bisogna portare a termine i progetti con pochi soldi. Io non sono convinto che il problema vero siano i soldi, ma piuttosto le motivazioni di base, la mancanza di rispetto per il prossimo e anche le competenze tecniche: se le risorse economiche di un cantiere non sono gestite da un geometra capace e che conosce l’ambiente e la cultura del posto dove opera difficilmente sono impiegati bene. Se un cantiere me lo gestisce un missionario, evidentemente senza competenze edili, con la pretesa di essere onnipresente perché è convinto che i “ negri” non hanno voglia di fare nulla e non sono capaci di fare nulla, difficilmente ci possiamo aspettare grossi risultati sia sul piano edile che umano. Inoltre mi sembra poco lungimirante considerare solo i costi di impianto senza considerare poi le spese di manutenzione e mantenimento. Spese che ci saranno comunque e dipenderanno inesorabilmente dalla qualità del progetto. Spesso andiamo in Africa per far fronte all’emergenza…ma chi l’ha creata? Altre volte andiamo solo per impostare il lavoro, per fare la parte più difficile, non alla portata dei poveri negretti ignoranti e quasi sicuramente non parliamo una parola di francese e tanto meno ci sforziamo di dire almeno buongiorno nella lingua locale. E’ condivisione questa? E’ promozione umana? Andiamo a fare gli scienziati in mezzo ai cantieri e mai una volta che ci si sforzasse di spiegare che cos’è un angolo di 90 gradi, una linea retta o un perpendicolo, poi però, ed è la norma, potrei citare decine e decine di esempi, ci lamentiamo che i muri sono tutti storti, che piove dentro casa, Che i pavimenti sono tutti storti e le porte non si chiudono, che gli africani hanno impiegato una vita a mettere quattro piastrelle di rivestimento e le hanno messe anche male. Provateci voi a mettere piastrelle su un muro storto! Non ha un costo in vile denaro tutto questo? Non sto facendo uno sterile trattato di edilizia spicciola, a questo punto sto solo parlando di soldi sottratti ad attività ben più importanti. Andiamo sempre con la convinzione che in Africa non ci sia nulla e portiamo tutto dall’Italia, spesso senza discernimento, cose utili e inutili; con gli inconvenienti che la cosa comporta. La mia proposta scontatissima, banale, ingenua è: quando ce la prendiamo la briga di verificare che ad Abidjan si trova tutto il necessario? Quando ci sediamo a fare due conti per scoprire che è antieconomico continuare ad utilizzare i prodotti cinesi comperati nei mercati che ti si rompono in mano ancor prima di montarli? Ma soprattutto mi chiedo: a quando risale la nostra frequentazione con l’Africa? (parlo del volontariato). Continuiamo a lamentarci che in Africa non c’è un idraulico, un elettricista capace, che non si trovano muratori…a parte il fatto che non è vero, perché non facciamo studiare i ragazzi del posto invece di continuare a mettere le “pezze” e accontentarci di strutture con bagni che non funzionano o fanno schifo? Un bagno senza mattonelle non è un bagno. Non ci stupiamo se poi la gente, anziché entrare in un loculo di cemento omologato bagno, preferisce continuare a lavarsi nel catino di sempre. Un bagno dove non esce l’acqua non è un bagno, sono soldi sprecati e in conclusione è questo che lamento. Se bisogna spendere soldi per un bagno che tale non è, allora facciamo studiare un ragazzo, i bagni li faremo tra cinque anni. Se un impianto elettrico lo fa un africano a casa sua senza predisporre un interruttore differenziale o salvavita non ho nulla da obiettare, ma se lo realizza un europeo allora sono convinto che la cosa sia amorale perché non capisco proprio come la pelle di un africano che rimane fulminato possa valere i 30/40 euro di un salvavita. Da 11 anni frequento a vario titolo varie realtà africane, ma non ho mai avuto la gioia di vedere un missionario che si è preso la briga di far studiare un tecnico. Ma sono veramente così inaffidabili gli Africani? Tutto questo discorso potrebbe sembrare marginale con tanti problemi di natura diversa da affrontare e risolvere, eppure mi capita in continuazione di vedere missionari e suore costrette a dedicare tempo e risorse a problemi pratici come la manutenzione di una casa…allora costruiamo in maniera corretta: risparmiando soldi, dando l’esempio, facendo formazione tecnica e umana e poi dedichiamoci pure a cose più importanti. Non è certo facendo le cose all’africana (come dice qualcuno) che diamo il buon esempio e finalizziamo correttamente i soldi delle offerte. Quante volte mi è capitato di vedere capi cantiere improvvisati che per mancanza di competenze e con la pretesa di risparmiare hanno speso il doppio per ottenere risultati a dir poco insoddisfacenti! La mia non è polemica, sapendo che i soldi non scorrono a fiumi, mi fa male sapere che una povera creatura non può curarsi o andare a scuola perché i soldi sono finiti nel trasporto e sdoganamento di un container che non contiene nulla di buono, oppure sono finiti nelle casse delle compagnie aeree per i continui su e giù di volontari desiderosi dell’esperienza che ci cambia la vita(a noi, non agli altri). Una buona volta mi piacerebbe proprio fare la somma dei soldi spesi in biglietti aerei da tutti questi tecnici venuti dall’Italia e vedere quanti ragazzi africani avrebbero potuto studiare da geometri e tecnici. Non serve a nulla rispondere che della casa o dell’infermeria si aveva bisogno subito, perché il tempo passa e i problemi restano sempre gli stessi. Vogliamo continuare a vivere e a far vivere nell’emergenza? E la tanto sbandierata promozione umana? Proprio in virtù di questo non dico che non bisogna andare in Africa, ma almeno facciamolo in punta di piedi, con umiltà. Siamo già così pallidi e ci riconoscono subito, se poi facciamo di tutto per richiamare l’attenzione e renderci ridicoli…Qualcuno parla di danni collaterali inevitabili; proviamo a spiegarlo a chi non ha i soldi per curarsi, a chi abbiamo creato aspettative o che si sente come una scimmia allo zoo fotografata a mitraglia come se fosse lui l’animale da baraccone.

Comments:
ciao, bentrovato!
sei già nei miei link.
 
ciao, sono Matteo da Bologna... ricordi? siamo venuti da voi a fine giugno (ero con Paola e Margherita)...
complimenti per questo post, beh, è molto illuminante...
ciao!

www.bloggers.it/stranigiorni
 
ciao ho saputo che esiste un volontariato di giovani e non come impiantisti nel settore elettrico ne vorrei saperne di piu , e possibile una risposta e magari qualche direzione effichace. grazie
 
Ciao Andrea,
non so cosa intendi per volontariato di giovani, io ritengo che non bisogna essere per forza degli elettricisti, l'importante è non andarsi a cacciare in un cantiere edile congolese; questo è il senso. Seguendo lo stesso discorso mi pare ovvio che anche ad avere a che fare con il prossimo occorre una preparazione, altrimente finisce come al solito: partiamo per fare "volontaiato" e finisce che riceviamo più di quanto abbiamo dato.
L'argomento è sempre aperto, fatti sentire ancora.
Ciao
Enrico
 
Io non sono stata in Africa, ma sarebbe il mio sogno poter aiutare quei bambini che hanno così tanto bisogno di essere amati... Sono esseri umani, sono angeli a cui viene imposto l'uso delle armi, bambini che piangono e che se pur non mangiando quasi niente hanno la pancia grossa, perchè mangiano male...sempre se hanno la possibilit di mangiare poi..!bambini che hanno un terribile bisogno di aiuto e non di discorsi,ma di qualcuno che prenda sul serio la situazione e che sia capace di risistemare la situazione...di migliorarla. Bambini che smettono di sognare all'età di 6 anni perchè vengono catturati dai ribelli! Ma ci rendiamo conto..bambini che uccidono, bambini che sono chiamati ad essere assassini e a subire tutte le conseguenze che comporta... Vorrei poter far tornare a sognare questi bambini... forse noi giovani non siamo portati tanto a riflettere su quei problemi che secondo noi ci toccano solo marginalmente... Soltanto prendendo davvero a cuore questa situazione c'è la possibilità che tutto migliori. Fare un viaggio laggiù non deve essere il motivo di cambiare aria, o luogo..in se per sè, ma di capire.. di riflettere sul nostro modo di vivere..così consumistico. Un viaggio in Africa credo che cambierebbe molt menntalità...perchè venendoa contatto con una realtà così cruda, che nonostante i filamti che vediamo sembrano così terribili, ttto è molto peggio... Bisogna essere consapevoli che loro sono i prossimi che hanno bisogno di NOI...di quella parte di cuore buono che tutti abbiamo.
 
ciao sn una banbina di 10 anni e vivo a bologna.comunque credo che sia giusto aiutare dei poveri bambini che non mangiano ew che muiono prima dei 5 anni. per favore aiutarli
 
Si, probabilmente lo e
 
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